Mentre l'Omeopatia è molto conosciuta, anche in Italia, l'Omotossicologia non vanta, sicuramente, di tale popolarità: poco note sono, infatti, la sua definizione, le sue origini e le ragioni della sua diffusione, soprattutto in tempi più recenti.
Verso la fine dell'800, l'omeopatia andò progressivamente incontro ad un grave declino: i discepoli di Hahnemann si divisero tra classicisti, o unicisti, e pluralisti, convinti della difficoltà di individuare sempre un rimedio unico ed attratti dalle potenzialità offerte dalle basse diluizioni in combinazione adeguata, applicando le alte diluizioni ai rimedi costituzionali (scuola francese) o in casi particolari (scuola tedesca).
Successivamente, intorno ai primi decenni del'900, molti omeopati iniziarono a ritenere che l'Omeopatia non potesse disgiungersi dalle conoscenze scientifiche acquisite, grazie anche alla scoperta del microscopio e alla comprensione della biologia cellulare.
L'Omotossicologia, per come è conosciuta oggi, deve, però, la sua nascita alla brillante mente del medico tedesco Hans Heinrich Reckeweg, il quale ne ha postulato i principi fondamentali nel 1952, nella sua opera : "Effetto di vicariazione, omotossine e fasi delle malattie nei tessuti dei tre foglietti blastodermici", un saggio d'importanza essenziale.
La sua teoria ha reso possibile in particolare la distinzione tra terapia biologica e terapia non biologica: mentre una terapia non biologica provoca una evoluzione biologicamente sfavorevole della malattia, una terapia biologica induce uno spostamento verso patologie umorali, fino all' espulsione delle tossine.
Già nel 1955 Reckeweg aveva esposto in un trattato: "Problemi terapeutici e omotossicosi", il meccanismo dello spostamento dei sintomi di una malattia in quelli di un'altra, e più precisamente, definendo:"vicariazione regressiva" lo spontamento dei sintomi, e quindi delle tossine, da un foglietto embrionale più interno, ad uno più esterno e superficiale, come il presupposto per la guarigione.
Hans-Heinrich Reckeweg, nato a Herford in Vestfalia nel 1905, ebbe modo ben presto di avvicinarsi alla medicina e all'omeopatia attraverso la grave malattia cronica del padre, Heinrich Reckeweg, grande conoscitore ed estimatore, egli stesso, dell'Omeopatia e tra i primi a formulare, nel suo laboratoro EuPha rimedi omeopatici, definiti preparati combinati.
Hans-Heinrich si iscrisse alla Facoltà di Medicina dell'università di Wurzburg, Berlino, Munster e Bonn dove nel 1928/29 conseguì la laurea, supportato da eminenti figure mediche del tempo.
Nel 1932 si stabilì a Berlino come medico omeopata con autorizzazione a dispensare preparazioni magistrali e nel 1936 fondò la ditta Heel (Herba est ex luce).
Dopo il servizio militare come ufficiale medico, Reckeweg esercitò come medico omeopata a Triberg/Foresta Nera e a Baden-Baden, dove dal 1960 si occupò esclusivamente di lavori scientifici e conferenze, e della direzione della sezione scientifica della Heel.
Le vaste conoscenze di Reckeweg non meritavano di sonnecchiare nel suo studio e tornare utili al massimo alla sua propria cerchia di pazienti: fortunatamente esse furono messe a disposizione di tutti. Dal 1955, Reckeweg organizzò numerosi simposi scientifici nei quali instancabilmente portava a conoscenza dei colleghi medici i suoi nuovi risultati.
La sua teoria ha reso possibile in particolare la distinzione tra terapia biologica e terapia non biologica: mentre una terapia non biologica provoca una evoluzione biologicamente sfavorevole della malattia, una terapia biologica induce uno spostamento verso patologie umorali, fino all' espulsione delle tossine.
Già nel 1955 Reckeweg aveva esposto in un trattato: "Problemi terapeutici e omotossicosi", il meccanismo dello spostamento dei sintomi di una malattia in quelli di un'altra, e più precisamente, definendo:"vicariazione regressiva" lo spostamento dei sintomi, e quindi delle tossine, da un foglietto embrionale più interno, ad uno più esterno e superficiale, come il presupposto per la guarigione.
Già 72enne Reckeweg si trasferì da Baden-Baden ad Albuquerque (Nuovo Messico-USA) ove fondò poco dopo una nuova ditta, la BHI (Biological Homeopathic Industries Inc.) e dove morì il 13 giugno 1985.
"...Un buon drenaggio è la metà di una buona terapia." H. Reckeweg
L’omotossicologia, od omeopatia antiomotossica, è, quindi, un metodo di cura appartenente all’area della medicina non convenzionale e una corrente e uno sviluppo dell’omeopatia: essa ha una visione biologica del processo di guarigione.
Con i farmaci omotossicologici si stimola, infatti, la capacità di autoguarigione del paziente attraverso il ripristino delle sue capacità metaboliche, enzimatiche, immunologiche, emuntoriali, giungendo alla definitiva eliminazione del carico tossico, responsabile della malattia, raggiungendo così la guarigione.
Reckeweg sosteneva che “le malattie sono espressione della lotta dell’organismo contro le tossine”, al fine di neutralizzarle ed espellerle.
Per essere più specifici “sono l’espressione della lotta che l’organismo compie per compensare i danni provocati dalle tossine”.
Un punto cardine del pensiero omotossicologico è che la vita si realizzi tramite trasformazioni chimiche e che il perfetto equilibrio di questi processi sia condizione essenziale per il buon funzionamento dell'organismo: é sufficiente che una piccola molecola non funzioni, perché i danni siano irreversibili, talora fatali.
L‘Omotossicologia si fonda sul presupposto che la malattia sia la reazione di difesa dell'organismo nei confronti dall'aggressione di un'omotossina, cioè un agente tossico.
Quando le omotossine penetrano nell'organismo il sistema immunitario riesce a neutralizzarle e successivamente ad eliminarle attraverso l’attivazione degli organi emuntoriali: intestino, rene, fegato,. polmone, cute.
Il Sistema della Grande Difesa è rappresentato dall'insieme di organi e sistemi che operano per la difesa dell'organismo: è un sistema altamente diversificato a cui compete il compito di riconoscere e neutralizzare le tossine; ciascun sottosistema interviene in risposta ad un opportuno segnale chimico o fisico e si adopera secondo una propria modalità reattiva.
Si può ragionevolmente ritenere che non vi sia difesa senza che il sistema nervoso non lo sappia; in un via vai continuo di segnali e messaggi, sistema nervoso, ormoni, cellule immunitarie (paradigma PNEI) sono indissolubilmente legati: essi si parlano, si ascoltano, si modificano e si influenzano nel tentativo di mantenere l'organismo in salute, in equilibrio, in una DINAMICA ARMONICA.
Nel caso in cui l’omotossina riesca invece a "sopravvivere“ si innescano i meccanismi della malattia vera e propria: febbre, raffreddore, tosse sono appunto i tentativi naturali messi in atto dall'organismo al fine di liberarsi dall'intossicazione.
Secondo la visione omeopatica una determinata malattia può essere seguita a distanza di tempo da un secondo evento morboso apparentemente lontano per tipo o per sede, ma al primo, in qualche modo, correlato.
L'Omotossicologia può influenzare il tipo di evoluzione spingendo malattie da fasi a peggior prognosi a fasi a prognosi migliore, sino alla guarigione.
Si propone come scopo di favorire i processi di disintossicazione a tutti i livelli, di modulare i processi di difesa aspecifici, di evitare danni iatrogeni e di favorire le reazioni di difesa.
Il complesso omotossicologico è costruito con un'associazione di diversi rimedi in modo tale che l'effetto definitivo sia la risultante di potenziamento o smorzamento di attivita' dovuti all'interazione dei singoli componenti.
Il complesso definitivo è paragonabile ad un solo rimedio con un'attivita' ben definita ed una precisa collocazione nelle fasi della malattia.
L'Omotossicologia si basa su 3 Leggi Fondamentali:
Sinergismo l'associazione di più principi omeopatici scelti in modo opportuno, esplica un effetto superiore all'attività dei singoli componenti;
Legge di Arndt-Schultz:dosi elevate di una sostanza attiva hanno effetto tossico o inibente sulla funzionalita' di un organo o di una cellula, mentre dosi basse della stessa sostanza hanno un effetto stimolante;
Legge del Simile una malattia può essere vinta se al soggetto malato si somministrerà quella tossina che nella sperimentazione su soggetti sani ha riprodotto la malattia che si intende curare.
Poiché spesso, più tossine sono responsabili di una malattia (eziologia multifattoriale), potrà essere opportuno somministrare contemporaneamente più rimedi, scelti sulla base delle conoscenze che si sono acquisite sulla multifattorialità della patologia.
La strategia terapeutica si basa su:
Disintossicazione e drenaggio (alimentazione, ambiente)
Rimedi di causalità
Rimedi di lesione e di funzione alterata
Rimedi d'organo
Rimedi di danno cellulare e di fase
Rimedi di Costituzione
Alimentazione
Supporto Intestinale
Scopo della terapia è riportare il paziente ad uno stato di salute ottimale.
Campi d'applicazione:
cura, trattamento e sostegno di patologie acute e croniche;
sostegno alle terapie oncologiche;
sostegno alla corretta crescita;
sostegno all'invecchiamento fisiologico.
Comments