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Omeopatia: il simile cura il simile

Aggiornamento: 24 gen

L'Omeopatia: una medicina complementare con radici antiche e approccio moderno


L'omeopatia, parte integrante della medicina biologica complementare, affonda le sue radici nel lavoro pionieristico di Samuel Hahnemann, medico e chimico tedesco nato a Meissen, Sassonia, nel 1755. Hahnemann si laureò in medicina con lode nel 1779 presso l’Università di Erlangen, dopo aver studiato a Lipsia e Vienna. La sua vita fu dedicata alla ricerca e alla sperimentazione, culminando nella formulazione della legge dei simili: "Similia Similibus Curantur", ovvero “le malattie si curano con i loro simili”.


L'intuizione che cambiò la medicina


L'idea alla base di questa legge nacque durante la traduzione del testo “Materia Medica” del medico scozzese William Cullen. Cullen attribuiva l'efficacia della corteccia di china contro la malaria alle sue proprietà amare e astringenti, ma Hahnemann, insoddisfatto di questa spiegazione, sperimentò su se stesso. Dopo aver assunto ripetute dosi di estratto di corteccia di china, sviluppò febbre, brividi e altri sintomi simili alla malaria. Questa osservazione gli permise di confermare che una sostanza capace di provocare determinati sintomi in una persona sana potesse curare una malattia con sintomi analoghi.

Va ricordato che il principio dei simili non era del tutto nuovo: si ritrovano accenni in antichi sistemi medici e filosofici, da Ippocrate a Paracelso. Tuttavia, Hahnemann sistematizzò l’idea in un metodo scientifico.


Un esempio pratico: Apis Mellifica

Un esempio emblematico del principio dei simili è il rimedio omeopatico Apis Mellifica, ottenuto dal veleno d’ape. Il veleno, che provoca pomfi, dolore ed eritema attenuabili con impacchi freddi, viene utilizzato per trattare condizioni come orticaria con sintomi analoghi, anche se con cause diverse. Ovviamente, il rimedio omeopatico è diluito e dinamizzato per garantirne la sicurezza e l’efficacia.


Il processo di preparazione: dinamizzazione e diluizioni

Hahnemann si rese conto che dosi infinitesimali, ottenute tramite diluizioni successive e dinamizzazioni (scuotimenti energici), aumentavano il potere curativo della sostanza riducendo al minimo gli effetti collaterali.

Le diluizioni più comuni includono:

  • Decimali (D, DH, X): 1 parte di sostanza in 9 parti di solvente;

  • Centesimali (C, CH): 1 parte di sostanza in 99 parti di solvente;

  • Cinquantamillesimali (LM): 1 parte in 50.000;

  • Korsakoviane (K): diluizioni fatte lasciando nel recipiente solo alcune gocce della soluzione iniziale e aggiungendo solvente.

Il processo di dinamizzazione è fondamentale, poiché non solo garantisce l’omogeneità del rimedio, ma sembra attivare un potenziale terapeutico latente.




La "Materia Medica" e la repertorizzazione

I risultati delle sperimentazioni di Hahnemann e dei suoi seguaci sono raccolti nella Materia Medica, un'opera in continua evoluzione che descrive sintomi e rimedi basati su centinaia di sostanze minerali, vegetali e animali.

La scelta del rimedio omeopatico si basa su una scrupolosa analisi dei sintomi, nota come repertorizzazione.

Questa metodologia considera non solo i sintomi fisici, ma anche quelli psicologici e individuali, ponendo al centro la persona nella sua globalità.


Per evitare gli effetti collaterali delle medicine Hahnemann aveva ridotto sempre di più il dosaggio, arrivando così a dosi estremamente basse.

Di fronte all’obiezione che dosi così piccole non potevano più essere efficaci, Hahnemann ribatté che l’efficacia curativa delle sostanze poteva essere enormemente aumentata tramite un processo chiamato “dinamizzazione”, consistente nello scuotere ripetutamente il prodotto.


Nel corso di queste iniziali esperienze lo stesso Hahnemann riferisce di aver fatto le seguenti osservazioni:

  • Se un paziente necessitava di un rimedio, cioè se esisteva corrispondenza nel quadro della legge di similitudine, egli tendeva ad essere molto sensibile al rimedio stesso. Perciò i dosaggi necessari e sufficienti per ottenere una reazione positiva erano molto più bassi di quelli necessari a provocare sintomi in un sano o a guarire un malato che non avesse perfetta corrispondenza sintomatologica.

  • Forte di questa osservazione, egli cominciò a diluire i rimedi, in modo da trovare le dosi curative che non producessero effetti collaterali indesiderati. L’esperienza lo condusse a notare un aumento del potere curativo al diminuire della dose, cioè all’aumentare delle diluizioni (legge dell'effetto inverso).

  • I primi procedimenti di diluizione comprendevano anche il processo di scuotimento o triturazione delle materie prime (a seconda che fossero liquide o solide) per un motivo esclusivamente pratico, che era l’omogeneità del prodotto diluito; solo in seguito si osservò che questo procedimento era necessario per aumentare l’effetto delle diluizioni.


Per questo le diluizioni progressivamente crescenti furono chiamate anche “potenze” ed il processo di diluizione e succussione “potentizzazione” o “dinamizzazione”.


Nel 1806 Hahnemann pubblicò il suo primo lavoro importante: “ La medicina dell’esperienza”, che conteneva già le idee fondamentali dell’omeopatia (dal greco omeios, simile e pathos, malattia).

Nel 1810 Hahnemann pubblicò la prima edizione del suo principale lavoro teorico:

" L’Organon della guarigione razionale", più tardi ribattezzato:"L’Organon dell’arte di guarire", seguito da altre edizioni fino ad arrivare alla sesta, pubblicata postuma nel 1921.


Già nel 1796 Hahnemann pubblicò un articolo in cui indicava come esistessero tre tipi di approccio al trattamento delle malattie:

  • il primo tipo (da lui definito il più “sublime”) era la rimozione della causa, se conosciuta;

  • il secondo tipo era il trattamento mediante i contrari, in altre parole il trattamento da lui definito “palliativo”, come ad esempio i lassativi per la costipazione;

  • il terzo tipo era il trattamento mediante i simili, che egli considerò l’unico valido, a parte la prevenzione.



Il ruolo della forza vitale e la visione integrata della salute


L’Organon è scritto come serie di 291 paragrafi ed inizia con queste affermazioni:


1. Scopo principale ed unico del medico è di rendere sani i malati ossia, come si dice, di guarirli”.

Se il medico capisce la malattia, ossia sa che cosa si deve guarire nei singoli casi di malattia (= riconoscimento della malattia); se il medico sa chiaramente quello che nelle medicine, anzi in ogni singolo medicamento v’è che guarisce (= conoscenza del potere dei medicamenti); se sa adattare, con motivi fondati, il potere medicamentoso dei rimedi con quanto di sicuramente patologico ha riconosciuto nel malato, in modo da portare la guarigione sia per l’esattezza dell’indicazione del medicamento (= scelta del medicamento più opportuno e corrispondente al caso per il suo modo di azione), sia per l’esattezza della preparazione e della quantità (= dose giusta) e della sua ripetizione; se finalmente conosce gli ostacoli alla guarigione in ogni caso e sa rimuoverli, affinché la guarigione sia definitiva, allora egli opera utilmente e radicalmente ed è un vero terapeuta”.



2. “Le potenze nemiche sia psichiche che fisiche, che si chiamano agenti patogeni, non possiedono necessariamente la proprietà di rendere malato l’uomo. Noi per causa di loro ammaliamo soltanto quando il nostro organismo ne ha la disposizione e trovasi disarmato in modo che l’agente patogeno può intaccarlo, alterare e perturbare lo stato di salute e determinare sentimenti e funzioni anormali. Quindi gli agenti morbosi non fanno ammalare chiunque ad ogni tempo”


Secondo Hahnemann, la guarigione non è il risultato diretto della sostanza somministrata, ma della reazione del paziente stimolata dalla forza vitale, un principio dinamico che mantiene l’armonia dell’organismo.

L’alterazione di questa forza è responsabile delle malattie, mentre il suo riequilibrio è essenziale per la guarigione.


3. “Nello stato di salute dell’uomo la forza vitale, vivificatrice e misteriosa, domina in modo assoluto e dinamico il corpo materiale e tiene tutte le sue parti in meravigliosa vita armonica di sensi ed attività, in modo che il nostro intelletto ragionevole si possa servire liberamente di questo strumento sano e vitale per gli scopi superiori della nostra esistenza”


Secondo Hahnemann tutte le malattie croniche erano causate da quattro “miasmi”: sifilide, sicosi, tubercolosi e psora.


Le proposte terapeutiche moderne


Oggi l'omeopatia può essere integrata in un approccio terapeutico più ampio, affiancando tecniche come la Biorisonanza e la terapia con ossigeno-ozono.


La Biorisonanza, ad esempio, permette di:

  1. Confermare esami diagnostici.

  2. Individuare predisposizioni a determinate malattie prima che si manifestino clinicamente o siano evidenziabili tramite esami convenzionali.

  3. Personalizzare il trattamento grazie a un check-up approfondito delle frequenze cellulari.


L’omeopatia, unita a queste tecniche, offre un modello di cura che guarda al paziente nella sua totalità, favorendo il benessere psicofisico e la prevenzione delle malattie croniche.


Conclusioni

L'omeopatia, pur mantenendo un approccio antico basato sull’osservazione e l’esperienza, trova oggi nuova linfa in un contesto di medicina integrata. La sinergia con altre terapie biologiche consente di affrontare le sfide della salute moderna con strumenti rispettosi della persona e della sua individualità, promuovendo il recupero dell'armonia tra corpo, mente e anima.






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